Mimmo Parisi palesa il proprio
impegno diluendo insieme polemica, canzone politica (intesa come descrizione di
quel che dovrebbe essere e quello che invece passa il convento) e romanticismo.
E' questo quello che differenzia le sue opere da quelle di altri "colleghi
cantautori".
Nelle sue canzoni, anche in quelle più "graffianti", convivono
elementi di denuncia, descrizioni ovviamente che passano attraverso la
metafora, situazioni anche sentimentali (perlomeno quelle che sono situazioni
sentite e provate sulla propria pelle). E' come se all'impegno politico fosse
stato dato "un cuore" e l'ideologia fosse accompagnata dal
sentimento: c'è lo Stato che opprime con la sua ‘paralisis’ di marca joyciana,
c'è la rabbia e la denuncia ma c'è anche la descrizione di momenti di nostalgia
davanti a "ideali" che sembrano svanire con il passare degli anni. E'
come se al centro della sua poetica, Mimmo abbia messo vicino ai vessilli,
"l'uomo", con la sua precarietà e il suo bisogno di continue
certezze.
Tra le canzoni emblematiche di questa "rara fusione di temi" si situa
sicuramente “…Qui ci vorrebbe John Wayne”, ultimo suo grido verso la
scelleratezza, di chi comanda sì, ma anche contro i sudditi contenti di essere
sudditi.
Inutile nasconderlo, c’è anche questo, quando un pensionato, un
impiegato pubblico dicono a Grillo che deve farsi i cazzi suoi, che loro si
vogliono godere i quattro soldini che si son guadagnati, beh, c’è poco da
discutere: sono loro il lasciapassare per la cattiva politica e per la
conseguente vita grama di chi ha niente. La redistribuzione dei beni,
l’uguaglianza, il livellamento stipendiale? Macchè, macchè… la gente, certa
gente non lo sa, ma è connivente con chi la sfrutta: cos’altro significa
infatti che ‘…i direttori, i dirigenti, lo statista e via dicendo, hanno
diritto a guadagnare di più e ad un trattamento diverso?’. Guadagnare di più…
trattamento diverso… Ma per quale cazzo di ragione? Purtroppo, così ragiona il
popolino ammaestrato e appartenente al gregge, quello raccontato da Friedrich Wilhelm Nietzsche. Ma, ritornando alla produzione
di Parisi, quanti autori di canzoni in Italia hanno saputo fondere in un brano il
sentimento e la politica di "in questa Italia di stronzi e di yes
man/ qui ci vorrebbe John Wayne”? Ovviamente, il John Wayne auspicato è
metaforico, il richiamo più vicino è quello del M5s, unica possibilità e vera
novità dal 1948 a tutt’oggi.
Nei Rocco Siffredi, Schettino, e perfino l’incolpevole Peppa Pig, citati nella
canzone, compare la disillusione, la consapevolezza di un mondo che non vuol cambiare
e di partiti che non saranno mai più gli stessi (la canzone descrive l’attuale
o quasi recente storia delle ‘cose’ successe e che succedono in Italia)".
Nel secolo scorso si era tentata la mediazione tra i due grandi partiti di
massa di allora, DC e PCI, poi tutto è naufragato nel giro di poco tempo.
Quindi, il declino del "grande partito rosso italiano" era quindi
cominciato, la ricerca di "una nuova identità" continua infruttuosa
anche oggi, con gente di destra che si è intrufolata alla chetichella perché,
se è di moda essere di sinistra, nella vita è meglio farsi leccare il culo,
come insegnano i gerarca...
“…Qui ci vorrebbe John Wayne è
stato registrato nello studio personale di Mimmo Parisi – Stelledicarta - , la
produzione è al solito molto spartana e con mixing e mastering ‘buona la prima
o al massimo la seconda tanto la Warner o la Virgin non mi cagherà mai’, la
promozione si ancora ai simpatizzanti del web, ai giornalisti freelance, ai
blogger appassionati, alle radio/tv e agli store che ospitano la produzione di
Mimmo Parisi in modo disinteressato.
Diego Romero, giornalista
freelance e blogger
Qui il link al video: http://www.youtube.com/watch?v=rakuoJZwoCE&feature=youtu.be
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